Continua la fase a cavallo tra instabilità e assestamento dei tassi d’interesse sui mutui. Dopo un periodo con i valori ai minimi storici, da gennaio l’andamento dei tassi ha invertito la rotta. Dapprima gradualmente, poi con sempre più convinzione.
Il primo a crescere è stato l’Eurirs, il parametro di indicizzazione dei mutui a tasso fisso, che ha visto un aumento medio del 1,5% tra gennaio e giugno. A luglio è stata registrata una breve frenata, ma ad agosto l’indice è tornato a salire, attestandosi intorno al 2,3%, e lo stesso è successo a inizio settembre, toccando il 2,48% (secondo i dati dell’Osservatorio di MutuiOnline.it).
Risultato: il tasso per un mutuo a tasso fisso parte dal 2,5%, a seconda delle offerte delle banche. Per quanto riguarda invece il tasso variabile, il valore minimo è 0,5% perché l’Euribor – riferimento dei mutui a tasso variabile – è aumentato più lentamente, passando dal terreno negativo a quello positivo soltanto nel mese di agosto. Questa differenza, destinata probabilmente a ridursi, si traduce al momento in una rata più bassa per chi sceglie questa seconda opzione.
Dietro al cambio di passo e al rivoluzionamento dello scenario ci sono gli eventi letteralmente straordinari degli ultimi sei mesi, ancora oggi in pieno corso e in costante divenire. La progressiva crescita dell’inflazione, lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina e il rincaro dei costi del gas e dell’energia elettrica non potevano fare altro che lasciare il segno. Come non potevano non suscitare una reazione da parte della Banca Centrale Europea. Reazione che infatti non si è fatta aspettare.
Il 21 luglio la Bce ha messo ufficialmente fine all’era dei tassi negativi con un aumento di 50 centesimi, il primo dal 2011 e il doppio rispetto ai 25 centesimi preannunciati in giugno, con lo scopo di un ritorno dell’inflazione verso il 2% nel medio periodo. L’8 settembre la linea intrapresa a luglio è stata confermata, con la «decisione presa all’unanimità» - come ha spiegato la presidente Christine Lagarde in conferenza stampa - di innalzare di (ben) 75 punti base i tassi di interesse, sempre con l’obiettivo di un ritorno tempestivo dell’inflazione al 2%. Inevitabilmente le ripercussioni sull’andamento dei mutui sulla casa delle mosse europee si traducono in un aumento dei tassi di interesse.
I primi a risentire del nuovo aumento dei tassi saranno coloro che hanno già sottoscritto un mutuo a tasso variabile. Se già in partenza c’era stato un aumento di 130 euro, adesso potrebbe aumentare anche di 145 euro, un rincaro che per molti sarebbe un 35%, secondo le stime degli esperti. Più tranquilla la situazione di chi ha sottoscritto mutui a tassi fissi, accettando di pagare un po’ di più al momento della stipula ma avendo poi la certezza di avere un tasso congelato che non risente delle fluttuazioni del mercato. A essere preoccupati possono essere coloro che decidono di avviarne uno, visto che saranno probabilmente costretti a sottoscrivere un mutuo a tasso fisso che pagherà interessi superiori rispetto a chi ha ottenuto la stessa tipologia negli scorsi mesi
Quale sarà l’evoluzione dello scenario dei tassi nei prossimi mesi? Probabilmente continueranno a crescere, considerata l’incertezza del contesto geopolitico e l’alta probabilità con cui la Bce propenderà verso nuovi aumenti dei tassi. Si prevedono un ulteriore aumento di 0,50% entro la fine dell'anno e ulteriori 0,50% nella prima metà del prossimo anno. Sebbene adeguamenti e ripercussioni non mancheranno, si tratta e si tratterà di tassi sempre convenienti, sia in relazione al valore attuale dell’inflazione, sia rispetto all’andamento storico, come emerge dal rapporto mensile dell’Abi, l’Associazione delle banche italiane, sull'evoluzione dei mercati finanziari e creditizi. Se a giugno 2022 il tasso medio sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni è stato del 2,05%, per la prima volta ai livelli di cinque anni fa, è anche vero che a fine 2007 era addirittura del 5,72%.
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